mercoledì 19 settembre 2012

'I poveri sono parassiti': il vero volto dei capitalisti globali!

Il disprezzo dei capitalisti verso chi sta in basso è visibile chiaramente nelle parole del candidato republicano USA Romney: il 47% degli americani, quelli poveri, sono parassiti della società!
Di questi 'fannulloni', Romney (che ha fatto licenziamenti di massa e grossi trasferimenti di attivita' all'estero) dice: "Non è mio compito preoccuparmi di loro".


sabato 1 settembre 2012

Un recente sondaggio: il capitalismo non piace più!


Il mondo avverte la crisi, e nei paesi ricchi il capitalismo non se la passa bene. La fiducia nel libero mercato è diminuita negli stati più colpiti dalla recessione, mentre nei paesi emergenti c’è molto più ottimismo. Questo, almeno, secondo il risultato di un sondaggio.

CRISI GLOBALE - L’istituto demoscopico Pew Research Center, uno dei principali centri di ricerca degli Usa nel settore, ha svolto un’indagine sull’attitudine globale verso l’economia ai tempi della crisi in ventuno paesi, tra i quali anche l’Italia. In undici tra questi, le aspettative sul futuro economico sono sensibilmente peggiorate dal 2008, l’epoca dell’inizio della crisi. Solo in quattro nazioni – unica europea la Germania – viene dato un giudizio positivo sull’attuale situazione, mentre i cinesi sono i cittadini globali più ottimisti. La recessione globale, iniziata col crack di Lehman Brothers, conclusasi senza una vera ripresa per poi ritornare col precipitare della crisi dei debiti sovrani europei, ha lasciato dunque molte tracce nelle aspettative e nella valutazioni complessive delle persone. Prevale un senso di pessimismo, molto distante dall’ottimismo degli anni della crescita a ritmo di finanza e bolla immobiliare. C’è però maggior fiducia quando si parla della propria situazione personale, rispetto alla condizione complessiva del proprio paese. Sulle cause della crisi i cittadini del mondo si mostrano particolarmente arrabbiati verso i loro governi nei paesi in maggiore difficoltà , mentre anche le banche e le istituzioni finanziarie sono ritenuti tra i principali colpevoli della difficoltà che il mondo sta subendo ormai da alcuni anni.

CAPITALISMO NON PIACE - La crisi economica globale ha eroso il supporto del capitalismo. In undici delle ventuno nazioni nei quali è stato condotto il sondaggio di Pew, meno della metà degli intervistati concorda con la proposizione secondo la quale le persone vivono meglio in un’economia basata sul libero mercato, anche se ci sono differenze sociali tra ricchi e poveri. E un simile appoggio, sottolinea Pew, è calato nettamente nei novi paesi nei quali è possibile fare un confronto con i dati del 2007, quando sono comparsi i primi sintomi della grande recessione globale, la Lesser Depression come è stata definita da Paul Krugman. Una disillusione nei confronti del libero mercato che è particolarmente acuta in Italia, dove è crollata di ventitre punti, in Spagna, con un calo di venti punti, e Polonia, dove la diminuzione è stati pari a quindici punti. I paesi dove è maggiore la sfiducia nei confronti del capitalismo sono Messico e Giappone, un dato legato alla stagnazione economica che ha colpito la società nipponica ormai da molti anni. Solo il 38% esprime sostegno ad una società basata sul libero mercato. Nonostante la crisi, negli Stati Uniti si registra invece ancora una forte condivisione verso il capitalismo e il libero mercato, anche se leggermente in calo rispetto all’inizio della crisi. Ancora più entusiasmo verso questo modello si riscontra in Brasile, dove ben il 74% degli intervistati esprime un’opinione favorevole al capitalismo, e in Cina, dove questa percentuale è inferiore di un solo punto.

ITALIA A FONDO - I dati pubblicati da Pew Research Center tratteggiano un quadro di grande pessimismo e sfiducia nel nostro paese. Solo il 22% degli italiani pensa che la situazione potrà migliorare nei prossimi dodici mesi, una sensazione di disillusione che fa il paio con la tragica situazione di fiducia che si respira. Solo il 6% dei cittadini del nostro paese danno un giudizio positivo sull’attuale situazione, e il principale responsabile della crisi per gli italiani è lo Stato, il governo o piuttosto i governi che hanno guidato il paese negli scorsi anni. L’84% dei cittadini del nostro paese ritiene che vada incolpato chi ha governato l’Italia, mentre le banche sono al secondo posto con il 58%. La Ue, nonostante l’eurocrisi, è ritenuta responsabile da un piuttosto contenuto 15%, mentre “noi stessi” ottiene maggiori assensi, sfiorando il 20%. Il cupo pessimismo si riflette nella valutazione sulla strada verso la quale è indirizzata l’Italia, ritenuta quella giusta solo dall’11% degli italiani. La fiducia nel libero mercato è crollata, visto che se nell’autunno del 2009 il 75% dei cittadini del nostro paese condivideva la frase che una società basata sul capitalismo sia la migliore nella quale vivere, ora questo giudizio è sostenuto solo da metà della popolazione. Il 41% degli italiani ritiene però che la situazione personale sia positiva, un netto contrasto rispetto al 6% che dà questa opinione sul proprio paese.

SFIDUCIA OCCIDENTALE - Meno di un terzo degli americani, il 31%, ritiene che l’economia statunitense stia andando bene. Una valutazione negativa cresciuta di tredici punti rispetto al 2011, e di ben diciannove rispetto al 2007, quando iniziò la crisi dei mutui subprime. In Europa però la valutazione è molto peggiore, tanto da far sembrare ottimisti anche i cupi americani. Il valore medio dei cittadini europei sondati da Pew Center indica che solo il 16% ritiene positiva l’attuale situazione. Anche se è un’ovvietà, la sfiducia dei cittadini dei paesi più in crisi è veramente molto elevata. In Spagna ed Italia solo il sei per cento dà un’opinione positiva della propria economia, ed in Grecia invece questa percentuale crolla al due, al di sotto del margine di errore statistico. Questo può significare che nell’intervallo di probabilità del sondaggio ci può essere un valore inferiore anche all’1%. In Germania la situazione è opposta, e ben il 73% dei tedeschi esprime un’opinione positiva sulla propria economia. In Giappone, invece, si registra una situazione da crisi da debito sovrano, nonostante il fatto che i bond nipponici siano più convenienti dei bund tedeschi, l’esatto opposto dei titoli di stato dei paesi europei che vivono il terrore dello spread. Solo il 7% dei giapponesi dà un giudizio positivo dell’economia nipponica. Nel Sol Levante, così come in Gran Bretagna, Pew ha registrato la differenza maggiore tra valutazione complessiva e quella personale, dove si registrano opinioni decisamente più positive.