Il mondo
avverte la crisi, e nei paesi ricchi il capitalismo non se la passa bene. La
fiducia nel libero mercato è diminuita negli stati più colpiti dalla
recessione, mentre nei paesi emergenti c’è molto più ottimismo. Questo, almeno,
secondo il risultato di un sondaggio.
CRISI GLOBALE - L’istituto demoscopico Pew Research Center, uno dei principali
centri di ricerca degli Usa nel settore, ha svolto un’indagine sull’attitudine
globale verso l’economia ai tempi della crisi in ventuno paesi, tra i quali
anche l’Italia. In undici tra questi, le aspettative sul futuro economico sono
sensibilmente peggiorate dal 2008, l’epoca dell’inizio della crisi. Solo in
quattro nazioni – unica europea la Germania – viene dato un giudizio positivo
sull’attuale situazione, mentre i cinesi sono i cittadini globali più
ottimisti. La recessione globale, iniziata col crack di Lehman Brothers,
conclusasi senza una vera ripresa per poi ritornare col precipitare della crisi
dei debiti sovrani europei, ha lasciato dunque molte tracce nelle aspettative e
nella valutazioni complessive delle persone. Prevale un senso di pessimismo,
molto distante dall’ottimismo degli anni della crescita a ritmo di finanza e
bolla immobiliare. C’è però maggior fiducia quando si parla della propria
situazione personale, rispetto alla condizione complessiva del proprio paese.
Sulle cause della crisi i cittadini del mondo si mostrano particolarmente
arrabbiati verso i loro governi nei paesi in maggiore difficoltà , mentre anche
le banche e le istituzioni finanziarie sono ritenuti tra i principali colpevoli
della difficoltà che il mondo sta subendo ormai da alcuni anni.
CAPITALISMO NON PIACE - La crisi economica globale ha eroso il supporto del
capitalismo. In undici delle ventuno nazioni nei quali è stato condotto il
sondaggio di Pew, meno della metà degli intervistati concorda con la
proposizione secondo la quale le persone vivono meglio in un’economia basata
sul libero mercato, anche se ci sono differenze sociali tra ricchi e poveri. E
un simile appoggio, sottolinea Pew, è calato nettamente nei novi paesi nei
quali è possibile fare un confronto con i dati del 2007, quando sono comparsi i
primi sintomi della grande recessione globale, la Lesser Depression come è
stata definita da Paul Krugman. Una disillusione nei confronti del libero
mercato che è particolarmente acuta in Italia, dove è crollata di ventitre
punti, in Spagna, con un calo di venti punti, e Polonia, dove la diminuzione è
stati pari a quindici punti. I paesi dove è maggiore la sfiducia nei confronti
del capitalismo sono Messico e Giappone, un dato legato alla stagnazione
economica che ha colpito la società nipponica ormai da molti anni. Solo il 38%
esprime sostegno ad una società basata sul libero mercato. Nonostante la crisi,
negli Stati Uniti si registra invece ancora una forte condivisione verso il
capitalismo e il libero mercato, anche se leggermente in calo rispetto
all’inizio della crisi. Ancora più entusiasmo verso questo modello si riscontra
in Brasile, dove ben il 74% degli intervistati esprime un’opinione favorevole
al capitalismo, e in Cina, dove questa percentuale è inferiore di un solo
punto.
ITALIA A FONDO - I dati pubblicati da Pew Research Center tratteggiano un
quadro di grande pessimismo e sfiducia nel nostro paese. Solo il 22% degli
italiani pensa che la situazione potrà migliorare nei prossimi dodici mesi, una
sensazione di disillusione che fa il paio con la tragica situazione di fiducia
che si respira. Solo il 6% dei cittadini del nostro paese danno un giudizio
positivo sull’attuale situazione, e il principale responsabile della crisi per
gli italiani è lo Stato, il governo o piuttosto i governi che hanno guidato il
paese negli scorsi anni. L’84% dei cittadini del nostro paese ritiene che vada
incolpato chi ha governato l’Italia, mentre le banche sono al secondo posto con
il 58%. La Ue, nonostante l’eurocrisi, è ritenuta responsabile da un piuttosto
contenuto 15%, mentre “noi stessi” ottiene maggiori assensi, sfiorando il 20%.
Il cupo pessimismo si riflette nella valutazione sulla strada verso la quale è
indirizzata l’Italia, ritenuta quella giusta solo dall’11% degli italiani. La
fiducia nel libero mercato è crollata, visto che se nell’autunno del 2009 il
75% dei cittadini del nostro paese condivideva la frase che una società basata
sul capitalismo sia la migliore nella quale vivere, ora questo giudizio è
sostenuto solo da metà della popolazione. Il 41% degli italiani ritiene però
che la situazione personale sia positiva, un netto contrasto rispetto al 6% che
dà questa opinione sul proprio paese.
SFIDUCIA OCCIDENTALE - Meno di un terzo degli americani, il 31%, ritiene che
l’economia statunitense stia andando bene. Una valutazione negativa cresciuta di
tredici punti rispetto al 2011, e di ben diciannove rispetto al 2007, quando
iniziò la crisi dei mutui subprime. In Europa però la valutazione è molto
peggiore, tanto da far sembrare ottimisti anche i cupi americani. Il valore
medio dei cittadini europei sondati da Pew Center indica che solo il 16%
ritiene positiva l’attuale situazione. Anche se è un’ovvietà, la sfiducia dei
cittadini dei paesi più in crisi è veramente molto elevata. In Spagna ed Italia
solo il sei per cento dà un’opinione positiva della propria economia, ed in
Grecia invece questa percentuale crolla al due, al di sotto del margine di
errore statistico. Questo può significare che nell’intervallo di probabilità
del sondaggio ci può essere un valore inferiore anche all’1%. In Germania la situazione
è opposta, e ben il 73% dei tedeschi esprime un’opinione positiva sulla propria
economia. In Giappone, invece, si registra una situazione da crisi da debito
sovrano, nonostante il fatto che i bond nipponici siano più convenienti dei
bund tedeschi, l’esatto opposto dei titoli di stato dei paesi europei che
vivono il terrore dello spread. Solo il 7% dei giapponesi dà un giudizio
positivo dell’economia nipponica. Nel Sol Levante, così come in Gran Bretagna,
Pew ha registrato la differenza maggiore tra valutazione complessiva e quella
personale, dove si registrano opinioni decisamente più positive.