domenica 30 gennaio 2011

Davos 2011

Anche quest’anno si è tenuto a Davos l’appuntamento più importante organizzato dal Forum Economico Mondiale (World Economic Forum - WEF), un’istituzione privata con sede a Ginevra, sostenuta e finanziata dai propri membri, le 1000 imprese private più grandi del mondo. Esso è senz’ombra di dubbio il più grande incontro dell’élite privata mondiale. A Davos vengono create le migliori teorie d’attacco del capitalismo: da sempre il WEF ha un ruolo guida come ‘creatore di ideologia’ ed è stato fondamentale per l’affermazione delle visioni e delle pratiche neoliberali nell’ultimo decennio. Insomma, un sistema globale di decisione economica e politica al di sopra degli stati, delle leggi nazionali.
La crisi è ormai alle spalle e i capitalisti globali hanno riacquistato tutta la loro arroganza.
Davos 2011 ha mostrato che i banchieri (impuniti per tutto quello che hanno causato negli ultimi anni) hanno rialzato la cresta e intimano ai politicanti di piegarsi alle loro pretese.
Il grido di battaglia comune è stato: enough regulation, let's move on!
I padroni di Wall Street e della City, assieme a tutti gli altri capitalisti globali (russi, cinesi, ecc) si sono indignati per l’onda di regole messe in piedi per contrastare nuove crisi e che potrebbe mettere a rischio i loro utili (per non parlare delle loro milionarie buste paga). «Quello che è troppo è troppo» ha intonato il capo di una grande banca inglese, accusando le autorità di volere distruggere l’industria con nuove restrizioni e cavilli. Il re di Wall Street Jamie Dimon, capo della JP Morgan Chase, ha trovato anche il tempo per un confronto irato con Nicolas Sarkozy, alzandosi in mezzo alla platea per dire al Presidente francese di smetterla di attaccare i banchieri come se fossero tutti uguali!
E a pagare il costo del disastro tutt'ora in corso saranno, come sempre, i non privilegiati europei!

mercoledì 19 gennaio 2011

Bankitalia e Istat: allarme povertà in Italia!

Gli ultimi dati forniti da Bankitalia e ISTAT confermano il peggioramento delle condizioni per la popolazione italiana, non facendo presagire nulla di buono per gli anni a venire, se non si procede ad un rapido e drastico cambio di rotta che inverta la corsa verso il basso determinata dalle logiche capitaliste insite nella globalizzazione.
Nel 2009 le famiglie in condizioni di poverta' relativa sono il 10,8% di quelle residenti; si tratta di 7,8 milioni di individui poveri, il 13,1% della popolazione residente. La poverta' assoluta, si legge nel rapporto dell'Istat 'Noi Italia 2011', coinvolge il 4,7% delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui!
Nel 2009 il 15,3% delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficolta' considerate nel calcolo dell'indice sintetico di deprivazione.
Più un'altra inquietante conferma: i consumi delle famiglie ristagnano, il loro reddito disponibile reale scende. Le famiglie non consumano, perché non possono e sono preoccupate per il lavoro.
Il tasso di inattivita' della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell'Unione europea e' pari al 28,9%. L'Italia, con il 37,6%, si colloca al terzo posto della graduatoria a 27 paesi.
Nel nostro Paese il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) e' pari al 25,4%, in aumento di oltre quattro punti rispetto all'anno precedente e superiore a quello medio dell'Unione (19,8%). La quota di unita' di lavoro irregolari e' pari all'11,9%.
Anche Bankitalia conferma l'allarme disoccupazione: smentendo le cifre 'ottimistiche', sembra proprio che i disoccupati siano molti di più di quel che sembra!
Per Bankitalia la quota reale di disoccupazione è vicina all'11%!
Se a novembre il tasso di disoccupazione italiano risulta dell’8,7 per cento secondo i dati ufficiali diffusi dall'Istat, la disoccupazione “reale” però, calcolata includendo i lavoratori scoraggiati e l'equivalente delle ore della Cassa integrazione guadagni (cig), si collocherebbe almeno due punti percentuali al di sopra del tasso di disoccupazione ufficiale.

SMASH CAPITALISM!

giovedì 13 gennaio 2011

Referendum alla Fiat: tra globalizzazione e 'ricatti'

Prende il via quest'oggi il referendum tra i lavoratori sull'accordo per Mirafiori.
Ma si può considerare una libera scelta quella fatta sotto 'ricatto' di possibile delocalizzazione degli impianti?
Se per un attimo si va oltre al solo caso Fiat e alle questioni relative alle nuove norme in merito alle turnazioni (che prevedono più notturni e più straordinari), ai permessi malattia e all'abolizione delle pause, fatti che di per se confermano l’onda lunga del processo in atto che sta portando tutti i lavoratori verso una progressiva perdita dei Diritti acquisiti in decenni di lotte e un peggioramento complessivo delle condizioni lavorative (che, ricordiamo, sono in corso in Italia, ma non solo, da due decenni circa. Si pensi solo alla vergogna diffusa del lavoro flessibile/interinale, introdotto dal centro-sinistra di Prodi nel periodo 1997-98 con il pacchetto Treu, all’epoca, lo ricordiamo bene, NON CONTESTATO DA QUASI NESSUNO!) è facile vedere come la situazione specifica si possa ricollegare ad una dimensione più ampia, sottovalutata da anni (specie dalle persone di sinistra): la globalizzazione neoliberista!
E’ innegabile che l’attuale forma di Capitalismo globalizzato, il Turbocapitalismo, si basi sempre più sul ‘Modello Cinese’, cioè sul ‘Capitalismo Totalitario’, sul capitalismo come strumento di dominio.
Si può ormai tranquilamente parlare di DITTATURA DEL CAPITALISMO, un sistema in cui in nome del profitto (di pochi) e di poca crescita in più vengono sacrificati tutti gli obiettivi sociali, politici e culturali, e dove in maniera crescente si trasferisce il potere dalle pubbliche autorità (espressioni, così dovrebbe essere, della volontà dei cittadini) agli interessi economici privati delle élites mondialiste.
Tutti i mali odierni (che in un futuro molto prossimo aumenteranno e si estenderanno tra la popolazione) dipendono dal processo di globalizzazione in atto da decenni.
Processo che ha portato ad un’economia globale sempre più turbocapitalista, in cui competizione esasperata, ritmi vorticosi e allucinanti, assenza di regole e peggioramento delle condizioni generali la fanno da padrone!
Questo è il vero volto del mondialismo, della globalizzazione: un sistema che permette alle oligarchie globali di accumulare profitti immensi ai danni di tutti i Popoli del mondo, Europei in primis, che si vedono portare via le fabbriche e il lavoro e, con essi, in assenza di alternative, il Futuro, finendo sotto ricatto (poiché di questo si tratta) per cercare di conservare quel poco che resta!
Ma non si illudano gli attuali ‘benestanti’: tale processo non guarda in faccia nessuno e ben si sa che per ogni buon affare fatto (specie per le oligarchie), inevitabilmente ci deve essere una gran perdita subita in qualche altra parte! Qualcuno deve sempre pagare l’accumulo dei soliti noti!
Nessuno quindi (a meno che non si faccia parte della sempre più ristretta cerchia delle oligarchie e dei loro servi) è al riparo dalla tempesta che si sta estendendo.
In una società basata sul denaro è bene ricordare che il denaro ‘non olet’, non può attenersi a regole morali di nessun tipo e si presta molto facilmente a seguire logiche e meccanismi sempre più perversi.
Il turbocapitalismo è come un domino e domani toccherà sicuramente a qualcun altro dover cedere pezzi della propria vita per permettere agli oligarchi di incassare ulteriori profitti!

SOLIDARIETA' AGLI OPERAI DELLA FIAT!


Volantini distribuiti a Mirafiori da autonomi nazionalisti torinesi in supporto ai lavoratori della Fiat

sabato 8 gennaio 2011

BOOM DEGLI SCORAGGIATI: 1,5 MILIONI RINUNCIA ALLA RICERCA DEL POSTO

Per quasi 1,5 milioni di italiani la ricerca di un posto di lavoro e’ cosi’ difficile da risultare impossibile. E molti rinunciano. E’ questo il popolo degli scoraggiati, che secondo i dati dell’Istat si espande, raggiungendo nel terzo trimestre del 2010 quota 1 milione 478 mila, in aumento del 14% rispetto allo stesso periodo del 2009. Una folta schiera di persone che non rientra nelle stime ufficiali sulla disoccupazione (cosa che fa comodo al sistema!), ma che puo’ comunque considerarsi un indice dello stato di salute del mercato del lavoro e piu’ in generale dell’economia del Paese. Nel dettaglio, gli scoraggiati sono le persone che dichiarano di non essere alla ricerca di un impiego, perche’ ritengono di non riuscire a trovarlo! Non rientrando, quindi, ne’, ovviamente, nella fascia degli occupati ne’ in quella dei disoccupati. Fanno, invece, parte degli inattivi, ovvero coloro che, in eta’ compresa tra i 15 e 64 anni, non hanno e non cercano un posto. Sempre secondo l’ultimo aggiornamento si tratta di 15 milioni e 266 mila unita’. Anche per gli inattivi si registra un rialzo a confronto con luglio-settembre dello scorso anno (+2%), guardando al Mezzogiorno l’aumento e’ superiore alla media (+2,2%), proprio a causa, spiega l’Istituto di statistica del ”riproporsi di fenomeni di scoraggiamento”. Sono tutte risorse fuori dal mercato del lavoro: uomini, donne, giovani e adulti emarginati, destinati a diventare sempre piu’ numerosi in tempi di crisi. Fin qui si sono considerati gli scoraggiati ”in senso stretto”, ma se a questi si aggiungono quelli ”in senso lato”, cioe’ coloro che, fa sapere sempre l’Istat, ”dichiarano di non cercare lavoro perche’ in attesa di passate azioni di ricerca”, il numero nel terzo trimestre 2010 diventa di 2 milioni 133 mila, da 1 milione 844 mila del corrispondente periodo del 2009, con un balzo del 15,7%. Un’altro rialzo a doppia cifra che conferma un crescente sentimento di sfiducia degli italiani sulla possibilita’ di trovare un’occupazione. L’impennata degli scoraggiati in senso lato ha inciso anche sull’innalzamento degli inattivi nel Nord (+2,2%) e nel Centro Italia (+1,3%). Nell’ultima rilevazione sulle forze lavoro, l’Istituto, infatti, evidenzia come questi aumenti derivino sopratutto da adulti che aspettano risposte da precedenti tentativi di ricerca del posto, oltre che da giovani impegnati in un percorso d’istruzione. (Fonte: Ansa)