Anche quest’anno si è tenuto a Davos l’appuntamento più importante organizzato dal Forum Economico Mondiale (World Economic Forum - WEF), un’istituzione privata con sede a Ginevra, sostenuta e finanziata dai propri membri, le 1000 imprese private più grandi del mondo. Esso è senz’ombra di dubbio il più grande incontro dell’élite privata mondiale. A Davos vengono create le migliori teorie d’attacco del capitalismo: da sempre il WEF ha un ruolo guida come ‘creatore di ideologia’ ed è stato fondamentale per l’affermazione delle visioni e delle pratiche neoliberali nell’ultimo decennio. Insomma, un sistema globale di decisione economica e politica al di sopra degli stati, delle leggi nazionali.
La crisi è ormai alle spalle e i capitalisti globali hanno riacquistato tutta la loro arroganza.
Davos 2011 ha mostrato che i banchieri (impuniti per tutto quello che hanno causato negli ultimi anni) hanno rialzato la cresta e intimano ai politicanti di piegarsi alle loro pretese.
Il grido di battaglia comune è stato: enough regulation, let's move on!
I padroni di Wall Street e della City, assieme a tutti gli altri capitalisti globali (russi, cinesi, ecc) si sono indignati per l’onda di regole messe in piedi per contrastare nuove crisi e che potrebbe mettere a rischio i loro utili (per non parlare delle loro milionarie buste paga). «Quello che è troppo è troppo» ha intonato il capo di una grande banca inglese, accusando le autorità di volere distruggere l’industria con nuove restrizioni e cavilli. Il re di Wall Street Jamie Dimon, capo della JP Morgan Chase, ha trovato anche il tempo per un confronto irato con Nicolas Sarkozy, alzandosi in mezzo alla platea per dire al Presidente francese di smetterla di attaccare i banchieri come se fossero tutti uguali!
E a pagare il costo del disastro tutt'ora in corso saranno, come sempre, i non privilegiati europei!
Davos 2011 ha mostrato che i banchieri (impuniti per tutto quello che hanno causato negli ultimi anni) hanno rialzato la cresta e intimano ai politicanti di piegarsi alle loro pretese.
Il grido di battaglia comune è stato: enough regulation, let's move on!
I padroni di Wall Street e della City, assieme a tutti gli altri capitalisti globali (russi, cinesi, ecc) si sono indignati per l’onda di regole messe in piedi per contrastare nuove crisi e che potrebbe mettere a rischio i loro utili (per non parlare delle loro milionarie buste paga). «Quello che è troppo è troppo» ha intonato il capo di una grande banca inglese, accusando le autorità di volere distruggere l’industria con nuove restrizioni e cavilli. Il re di Wall Street Jamie Dimon, capo della JP Morgan Chase, ha trovato anche il tempo per un confronto irato con Nicolas Sarkozy, alzandosi in mezzo alla platea per dire al Presidente francese di smetterla di attaccare i banchieri come se fossero tutti uguali!
E a pagare il costo del disastro tutt'ora in corso saranno, come sempre, i non privilegiati europei!