I dati Ocse usciti oggi confermano quanto affermiamo da tempo: il sistema capitalista è fonte di crescenti e sempre più radicali diseguaglianze!
ROMA (Reuters) - In un contesto che vede il divario tra ricchi e poveri crescere in gran parte dei paesi Ocse, l'Italia si piazza al quinto posto per livello di disuguaglianza complessiva, dietro a Stati Uniti e Gran Bretagna ma avanti a Francia e Germania.
Lo si desume dal rapporto "Growing income inequality in Oecd countries: what drives it and how can policy tackle it?" che gli economisti di Parigi hanno appena pubblicato.
L'Ocse spiega che nel corso degli ultimi 20 anni fino all'inizio della crisi economica globale, il reddito reale disponibile delle famiglie è aumentato in tutti i paesi membri (1,7% all'anno in media). Ma nella grande maggioranza dei casi il reddito del 10% più ricco della popolazione è cresciuto più rapidamente del reddito del 10% più povero.
"Nella media il reddito del 10% più ricco della popolazione è di circa nove volte quello del 10% più povero", spiegano gli economisti di Parigi.
Lo si desume dal rapporto "Growing income inequality in Oecd countries: what drives it and how can policy tackle it?" che gli economisti di Parigi hanno appena pubblicato.
L'Ocse spiega che nel corso degli ultimi 20 anni fino all'inizio della crisi economica globale, il reddito reale disponibile delle famiglie è aumentato in tutti i paesi membri (1,7% all'anno in media). Ma nella grande maggioranza dei casi il reddito del 10% più ricco della popolazione è cresciuto più rapidamente del reddito del 10% più povero.
"Nella media il reddito del 10% più ricco della popolazione è di circa nove volte quello del 10% più povero", spiegano gli economisti di Parigi.
Anche se questo rapporto è molto più basso nei paesi nordici e in molti paesi dell'Europa continentale, sale a circa 14 a 1 in Israele, Turchia e Stati Uniti, ad un massimo di 27-1 in Cile e Messico.
Nella media dei 29 paesi presi a riferimento per lo studio, il reddito del decimo percentile più ricco è cresciunto del 2% contro l'1,4% del decimo più povero. L'Italia ha registrato un aumento marginale dei redditi (+0,8%), che nasconde però la crescita pari all'1,1% per il decile più ricco a fronte del +0,2% messo a segno dal decile più povero.
Nella media dei 29 paesi presi a riferimento per lo studio, il reddito del decimo percentile più ricco è cresciunto del 2% contro l'1,4% del decimo più povero. L'Italia ha registrato un aumento marginale dei redditi (+0,8%), che nasconde però la crescita pari all'1,1% per il decile più ricco a fronte del +0,2% messo a segno dal decile più povero.
ITALIA VICINA A STATI UNITI PER CONCENTRAZIONE REDDITI
Il coefficiente di Gini, un indicatore della disuguaglianza che va da zero (redditi identici) a 1 (tutto il reddito va a una sola persona), nella media dei Paesi Ocse era pari a 0,28 a metà anni Ottanta. Dal 2000 in poi è aumentato di circa il 10% a 0,31.
Basandosi su questo indice, l'Ocse calcola che la disuguaglianza di reddito è aumentata in 17 dei 22 paesi membri per i quali sono disponibili dati adeguati. In Finlandia, Germania, Israele, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti, il coefficiente di Gini è aumentato di oltre 4 punti percentuali. E solo cinque paesi (Turchia, Grecia, Francia, Ungheria e Belgio) hanno registrato una diminuzione, anche se di piccole dimensioni.
Dati disaggregati per singoli paesi non ce ne sono, ma il rapporto mostra che l'Italia è più vicina ai paesi anglosassoni che all'Europa continentale per concentrazione dei redditi.
Con un coefficiente di Gini a circa 0,35, l'Italia è sopra la media Ocse e immediatamente dietro Messico, Stati Uniti, Israele e Regno Unito. La Germania è al decimo posto mentre Svezia, Danimarca e Norvegia si confermano alla guida degli Stati più egualitari.
La crescita della disuguaglianza si è concentrata soprattutto nei periodi di positiva congiuntura economica, aspetto "che solleva la questione del perché non tutti hanno beneficiato della crescita allo stesso modo", spiega l'Ocse.
Sebbene sia difficile valutare appieno il ruolo di molte potenziali forze motrici, l'Ocse individua tre fattori che possono aver fatto la differenza.
Innanzitutto la globalizzazione, che ha aumentato la domanda (e quindi i redditi) dei lavoratori più qualificati e ha di converso ridotto, anche a causa dei flussi migratori, il reddito dei meno qualificati.
Ha inciso sulla disuguaglianza anche la trasformazione della famiglia: l'aumento dei nuclei "con un solo genitore" spiegherebbe ad esempio buona parte della maggiore disuguaglianza negli Stati Uniti, secondo uno studio citato nel rapporto.
Terzo, influisce sulla disuguaglianza anche la minore capacità dei sistemi fiscali di redistribuire efficacemente il reddito tra la popolazione.
Il coefficiente di Gini, un indicatore della disuguaglianza che va da zero (redditi identici) a 1 (tutto il reddito va a una sola persona), nella media dei Paesi Ocse era pari a 0,28 a metà anni Ottanta. Dal 2000 in poi è aumentato di circa il 10% a 0,31.
Basandosi su questo indice, l'Ocse calcola che la disuguaglianza di reddito è aumentata in 17 dei 22 paesi membri per i quali sono disponibili dati adeguati. In Finlandia, Germania, Israele, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti, il coefficiente di Gini è aumentato di oltre 4 punti percentuali. E solo cinque paesi (Turchia, Grecia, Francia, Ungheria e Belgio) hanno registrato una diminuzione, anche se di piccole dimensioni.
Dati disaggregati per singoli paesi non ce ne sono, ma il rapporto mostra che l'Italia è più vicina ai paesi anglosassoni che all'Europa continentale per concentrazione dei redditi.
Con un coefficiente di Gini a circa 0,35, l'Italia è sopra la media Ocse e immediatamente dietro Messico, Stati Uniti, Israele e Regno Unito. La Germania è al decimo posto mentre Svezia, Danimarca e Norvegia si confermano alla guida degli Stati più egualitari.
La crescita della disuguaglianza si è concentrata soprattutto nei periodi di positiva congiuntura economica, aspetto "che solleva la questione del perché non tutti hanno beneficiato della crescita allo stesso modo", spiega l'Ocse.
Sebbene sia difficile valutare appieno il ruolo di molte potenziali forze motrici, l'Ocse individua tre fattori che possono aver fatto la differenza.
Innanzitutto la globalizzazione, che ha aumentato la domanda (e quindi i redditi) dei lavoratori più qualificati e ha di converso ridotto, anche a causa dei flussi migratori, il reddito dei meno qualificati.
Ha inciso sulla disuguaglianza anche la trasformazione della famiglia: l'aumento dei nuclei "con un solo genitore" spiegherebbe ad esempio buona parte della maggiore disuguaglianza negli Stati Uniti, secondo uno studio citato nel rapporto.
Terzo, influisce sulla disuguaglianza anche la minore capacità dei sistemi fiscali di redistribuire efficacemente il reddito tra la popolazione.
Un male fisiologico he molta gente ancora non capisce perché spera ingenuamente di poter finire chissà come nella fascia privilegiata di popolazione.
RispondiEliminaForse è per questo che sprecano tanti soldi al lotto e alle macchinette...